Cos’è l’Ipotiroidismo:

L’ipotiroidismo è la condizione clinica in cui la tiroide non produce un quantitativo di ormoni (triiodotironina o T3 e tiroxina o T4) sufficiente. Gli ormoni tiroidei, di norma, hanno il compito di regolare i processi metabolici del nostro organismo; se non vengono prodotti nelle giuste quantità, i processi metabolici risultano rallentati.

Quando la tiroide non lavora abbastanza, e non produce quindi una sufficiente quantità di ormone tiroideo per soddisfare le esigenze del corpo, si pone la diagnosi di ipotiroidismo.

L’ipotiroidismo è una condizione più comune nelle donne, nelle persone con altri problemi alla tiroide e nei soggetti di età superiore a 60 anni.

L’ipotiroidismo può essere di tipo primario, se insorge a causa di una patologia che nasce direttamente nella tiroide, o secondario, se consegue a un deficit dell’ipofisi: questa ghiandola normalmente produce TSH, che è un ormone che stimola la tiroide a produrre la T3 e la T4. In caso di patologia dell’ipofisi, viene prodotto meno TSH e, di conseguenza, vengono secreti meno ormoni tiroidei.

Cause:

Le possibili cause di ipotiroidismo sono numerose e varie tra loro; per semplificarne la trattazione, i medici e gli esperti in malattie della tiroide hanno pensato di classificarle in 4 categorie:

  • ipotiroidismo primitivo: Le principali cause di ipotiroidismo primitivo sono: le malattie autoimmuni della tiroide (es: tiroidite di Hashimoto), la carenza di iodio successiva a una dieta povera di questo minerale e la rimozione parziale o totale della ghiandola tiroidea (la tiroidectomia si pratica, per esempio, per la cura di un tumore della tiroide);
  • ipotiroidismo secondario: È di tipo secondario l’ipotiroidismo successivo a un malfunzionamento dell’ipofisi – ghiandola regolatrice dell’attività della tiroide – o dell’annesso sistema ormonale ipofisario (o TSH). A causare il suddetto malfunzionamento possono essere neoplasie ipofisarie (es: adenomi ipofisari) oppure lesioni a carico della struttura ipofisaria (es: lesioni post-traumatiche, post-aneurisma, post-radioterapia ecc.).
  • ipotiroidismo terziario: Sono terziari tutti gli ipertiroidismi successivi a un cattivo funzionamento dell’ipotalamo – altra ghiandola regolatrice dell’attività della tiroide – e dell’annesso sistema ormonale ipotalamico (o TRH). A provocare un cattivo funzionamento dell’ipotalamo possono essere neoplasie ipotalamiche oppure lesioni a carico della struttura ipotalamica.
  • ipotiroidismo iatrogeno: Assume il nome iatrogeno l’ipotiroidismo dovuto a un errato trattamento medico. In genere, l’ipotiroidismo iatrogeno insorge a causa di dosi eccessive di farmaci antitiroidei, somministrati con l’intento di curare una forma di ipertiroidismo.

Sintomi:

I principali sintomi che si possono manifestare quando si presenta una carenza della funzione tiroidea sono:

  • astenia, stanchezza generalizzata;
  • crampi muscolari;
  • sonno eccessivo;
  • intolleranza al freddo;
  • stipsi;
  • depressione;
  • difficoltà di concentrazione;
  • difficoltà di memoria;
  • pallore e secchezza della cute;
  • viso e palpebre gonfie;
  • assottigliamento delle unghie;
  • alterazioni del ciclo mestruale nel senso della irregolarità o dell’abbondanza;
  • alti livelli di colesterolo;
  • frequenza cardiaca rallentata.

Contrariamente a quanto comunemente si ritiene, è difficile trovare un collegamento diretto tra aumento di peso e patologie tiroidee. L’ipotiroidismo lieve o moderato, in altre parole, non determina variazioni di peso, né è considerabile causa primaria della obesità.

Nei casi di grave ipotiroidismo, tuttavia, è possibile che il paziente incorra in un incremento di peso, dovuto nello specifico sia alla ritenzione idrica che all’aumento della massa grassa.

Diagnosi e Cura:

La diagnosi richiede in genere una visita specialistica endocrinologica, durante la quale il medico raccoglie un’anamnesi accurata del paziente valutandone storia clinica e sintomatologia, e svolge un esame fisico accurato per valutare eventuali segni o sintomi caratteristici. In genere viene prescritto un esame del sangue per valutare la funzionalità tiroidea (dosaggio degli ormoni TSH, FT3, T4) e per valutare la presenza di patologia autoimmune (dosaggio degli anticorpi anti-tireoglobulina, anticorpi anti-tireoperossidasi, anticorpi anti-recettore del TSH). A titolo complementare, il medico può eventualmente prescrivere se necessario un’ecografia e una scintigrafia della tiroide.

Come trattamenti si ricorre a una terapia sostitutiva: laddove la tiroide non riesce più a produrre ormoni tiroidei a sufficienza, si sopperisce a questa mancanza fornendo questo tipo di ormone dall’esterno. Si ha a disposizione un ormone di sintesi assolutamente identico all’ormone mancante prodotto dalla ghiandola tiroide, per cui non viene riconosciuto come estraneo dal nostro organismo. È una terapia molto ben tollerata che riesce a sostituire in pieno quella che è la funzione della ghiandola tiroide, anche durante la gravidanza.

Una volta stabilito anche il dosaggio ottimale sono sufficienti controlli annuali per verificare che tale dosaggio sia sempre adeguato per la condizione del paziente.